Valute Digitali: Una Questione di Sovranità
Mentre l'Europa difende il denaro come bene pubblico tramite l'Euro Digitale, gli USA ne delegano il futuro a stablecoin private, opache e mosse solo dal profitto. Questo non è solo uno scontro tecnico, ma una battaglia tra controllo democratico e potere di mercato.
Di recente, il Senato americano ha compiuto un passo decisivo approvando, il 17 giugno 2025, il GENIUS Act (S.1582) con un voto bipartisan di 68 a 30. Questa legislazione rappresenta la prima cornice normativa federale per le stablecoin ad essere approvata da una delle due camere del Congresso dopo anni di dibattito, e ora si dirige verso la Camera dei Rappresentanti.
Questo sviluppo segna un momento cruciale nel panorama globale delle valute digitali, dove Europa e Stati Uniti stanno giocando due partite molto diverse. L’UE sta sviluppando l’Euro Digitale, una valuta pubblica sotto il controllo della Banca Centrale. Gli Stati Uniti, invece, con l'approvazione del GENIUS Act, sembrano aver rafforzato la loro visione di delegare la moneta digitale a stablecoin private denominate in dollari, lasciando che siano queste a portare la bandiera del dollaro nell’era digitale.
Questa non è solo una differenza tecnica: è uno scontro di visioni sul ruolo dello Stato, del mercato e della tecnologia nella finanza globale. L’Europa, con tutti i suoi limiti, sta cercando di difendere l’idea che il denaro, anche nella sua forma digitale, debba restare un’infrastruttura pubblica, accessibile e governata democraticamente. Gli USA, al contrario, sembrano voler esternalizzare questa funzione a soggetti privati, spesso opachi e con incentivi distorti, nella speranza che il “primato dell’innovazione” garantisca il predominio del dollaro. Ma a quale prezzo?
Nota dell'Autore: Questa analisi non pretende di essere un trattato finanziario esaustivo. Il mio interesse per le valute digitali nasce dalla mia specializzazione nelle infrastrutture digitali e dal loro impatto diretto sulla sovranità digitale, intesa come la nostra autonomia tecnologica. In continuità con le mie precedenti riflessioni sulla Cooperazione Digitale: la risposta strategica alla dipendenza tecnologica, intendo qui esplorare come la sfida dell'Euro Digitale rappresenti un ambito concreto per applicare questa strategia, superando discussioni teoriche sulla creazione di ipotetici stack tecnologici europei. Le scelte attuali stanno plasmando il futuro del denaro e della nostra capacità di autodeterminazione. Spero che queste osservazioni possano contribuire a un dibattito più ampio e consapevole su conseguenze che meritano maggiore attenzione.
La Strategia USA: Regolamentazione delle Stablecoin per il Dominio del Dollaro
L’approccio americano, esemplificato dal GENIUS Act, è tutto orientato a dare certezza regolatoria alle stablecoin private. In pratica: si normalizza il fatto che aziende private, molte delle quali con base offshore e controllate da investitori speculativi, possano emettere strumenti quasi-monetari con impatti sistemici. Il fatto che queste siano ancorate al dollaro non rende la cosa meno rischiosa, anzi: consolida una forma di dominio monetario digitale senza responsabilità pubblica né controllo democratico.
Ma quali sono i rischi concreti di questa "abdicazione" dello Stato? Le stablecoin, per loro natura, non sono immuni da problemi. Abbiamo visto eventi di "de-pegging", dove il loro valore si è discostato dall'ancoraggio al dollaro, spesso a causa di problemi di liquidità degli emittenti. Pensiamo al caso di USDC nel 2023, sceso a 0,87 dollari per l'esposizione al fallimento della Silicon Valley Bank. Uno studio del 2023 della Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) ha rivelato che tutte le 60 stablecoin esaminate avevano perso il loro ancoraggio almeno una volta.
Esiste poi il rischio di controparte, che include frodi, hacking o fallimenti dell'emittente, lasciando i detentori senza una rete di sicurezza oltre al capitale proprio dell'azienda. A differenza della moneta fiat, le stablecoin non sono universalmente intercambiabili, il che aggiunge costi e complessità. E se queste valute private dovessero essere adottate su larga scala, potrebbero esercitare una pressione significativa sulla politica monetaria e sulla stabilità finanziaria, specialmente in Europa, con il rischio di deflussi di depositi in euro verso le stablecoin denominate in dollari.
L’illusione americana è che più mercato equivalga a più innovazione. Nel campo del denaro, tuttavia, più mercato può anche voler dire più instabilità, meno trasparenza e maggiore concentrazione di potere. Il rischio per l’Europa è concreto: se le stablecoin in dollari diventano lo standard de facto nei pagamenti digitali globali, l’euro rischia di perdere rilevanza anche in casa propria. In un contesto dove il contante sparisce e i grandi player tech (quasi tutti statunitensi) intermediano i pagamenti, la sovranità monetaria europea ne risulterebbe erosa.
È qui che l’Euro Digitale può giocare un ruolo chiave, se sarà progettato in modo ambizioso. Non basta creare un’alternativa pubblica: serve una vera infrastruttura europea per i pagamenti, interoperabile, sicura e accessibile. E serve la volontà politica di resistere alla finanziarizzazione estrema del digitale che sta facendo scuola oltreoceano.
La Via Europea: Obiettivi e Design dell'Euro Digitale
L'Euro Digitale si configura come una forma digitale di moneta di banca centrale, un equivalente elettronico del contante, emesso direttamente dalla Banca Centrale Europea (BCE) o dalle banche centrali nazionali. Sarà una passività diretta della banca centrale nei confronti degli utenti, garantendo così la massima sicurezza.
L'obiettivo primario di questa iniziativa è duplice: fornire un'opzione di pagamento pubblica, priva di rischi e ampiamente accessibile in una società sempre più orientata al digitale, e al contempo rafforzare la sovranità monetaria europea, riducendo la dipendenza da fornitori privati non europei nel settore dei pagamenti. L'Euro Digitale affiancherà il contante, non lo sostituirà, mirando a semplificare i pagamenti quotidiani, sia online che nei negozi fisici, e consentendo transazioni anche in modalità offline.
Un aspetto fondamentale del suo design è la privacy, con l'obiettivo di offrire un livello superiore rispetto agli attuali metodi di pagamento digitali. I pagamenti offline, in particolare, garantiranno il massimo livello di riservatezza, paragonabile a quello del contante, con dati noti solo a ordinante e beneficiario. Per i pagamenti online, l'Eurosistema non sarà in grado di collegare direttamente le transazioni all'identità dell'utente.
La moneta digitale sarà accessibile a tutti i residenti dell'area euro, anche a coloro sprovvisti di conto bancario, promuovendo così l'inclusione finanziaria e facilitando l'uso anche per persone con disabilità o competenze digitali limitate. Si prevede che sarà gratuito per i consumatori per le funzioni di base e a basso costo per le attività commerciali, grazie all'infrastruttura pubblica europea, potendo così ridurre la dipendenza da circuiti internazionali e abbattere le commissioni.
Il progetto è attualmente nella sua fase di preparazione, avviata a novembre 2023, dopo la conclusione di una fase istruttoria. È importante sottolineare che questa fase non implica ancora una decisione definitiva sull'emissione. La BCE, motore principale del progetto, ha come termine per la decisione definitiva l'ottobre 2025. Se il progetto dovesse ottenere l'approvazione finale (che richiede anche il via libera del Parlamento Europeo e del Consiglio), le sperimentazioni pilota su scala limitata sono previste a partire dal 2026, con una fase di attuazione successiva di circa due anni.
La distribuzione dell'Euro Digitale e la fornitura dei servizi correlati sono previste attraverso intermediari privati (banche e Fornitori di Servizi di Pagamento - PSP). Questo modello "intermediato" si distingue da quello dell'e-CNY cinese, dove la banca centrale interagisce direttamente con il pubblico. La BCE si impegna attivamente con gli operatori di mercato e si aspetta che guidino l'innovazione nelle tecnologie compatibili, ma il successo dell'Euro Digitale dipenderà in larga misura dalla volontà e capacità delle istituzioni finanziarie private di integrarlo e promuoverlo. L'approccio pluriennale e multifase adottato dalla BCE denota una strategia altamente cauta e avversa al rischio, progettata per garantire stabilità e un'attenta integrazione nel sistema finanziario esistente.
Le sfide dell'Euro Digitale
Nonostante le ambizioni e il design accurato, il percorso dell'Euro Digitale è costellato di significative sfide politiche, in particolare l'opposizione e le preoccupazioni espresse dalle banche commerciali. Queste ultime temono una potenziale "fuga di depositi" dai conti tradizionali verso l'Euro Digitale, percepito come un bene rifugio privo di rischi. Tale scenario ridurrebbe la loro liquidità disponibile per i prestiti, imponendo una revisione dei loro modelli di business.
Per mitigare queste apprensioni e salvaguardare la stabilità finanziaria, il design dell'Euro Digitale include scelte conservative: non sarà remunerato (senza interessi) e avrà probabilmente limiti di detenzione individuali (ad esempio, una proposta di massimo 3.000 euro). Le imprese non potranno detenere Euro Digitali come riserva di valore, ma solo riceverli come pagamenti. Anche l'introduzione graduale del progetto è una strategia mirata a ridurre rischi sistemici come bruschi deflussi di depositi. La BCE, pur credendo che il settore bancario possa gestire tali riduzioni e beneficiare della nuova piattaforma per l'innovazione, si trova a bilanciare interessi diversi.
Questa cautela, sebbene fondamentale per la stabilità interna, limita l’innovazione e crea una tensione intrinseca con gli obiettivi strategici esterni dell'Euro Digitale. Un argomento politico chiave a suo favore è infatti la salvaguardia della sovranità monetaria e dell'autonomia strategica dell'Europa, riducendo la dipendenza da infrastrutture di pagamento private non europee (come Visa, Mastercard, Apple Pay, Google Pay).
Tuttavia, le scelte di design volte a placare le preoccupazioni del settore bancario, limitando l'attrattiva dell'Euro Digitale come riserva di valore, potrebbero inavvertitamente limitarne il potenziale di adozione diffusa e, di conseguenza, la sua efficacia come strumento di influenza geopolitica. Se l'Euro Digitale venisse percepito come troppo limitato nella sua utilità, i cittadini e le imprese europee potrebbero ricorrere sempre più a dollari digitali o stablecoin legate a valute non europee, erodendo la rilevanza dell'euro e vanificando parzialmente gli sforzi per l'autonomia strategica.
Nuovi Modelli Stanno Riscrivendo le Regole del Gioco
Fuori dall’asse transatlantico, altri modelli stanno riscrivendo le regole del gioco, offrendo visioni alternative al futuro del denaro digitale.
Cina: Il Controllo Centralizzato con l'e-CNY
La Cina ha lanciato già da tempo lo e-CNY, una valuta digitale della banca centrale (CBDC) pienamente operativa in diverse città e scenari. Il suo obiettivo è chiaro: rafforzare il controllo interno sul sistema finanziario, ma anche proiettare potere monetario a livello globale, in particolare nei paesi coinvolti nella Belt and Road Initiative, bypassando le reti SWIFT basate sul dollaro. Il rischio, ovviamente, è quello di un modello fortemente centralizzato e sorvegliato, che mette la privacy dei cittadini in secondo piano. Ma la coerenza strategica è evidente.
India: L'Infrastruttura Pubblica con UPI e la Rupia Digitale
L’India ha scelto una via diversa ma altrettanto significativa: ha costruito un ecosistema pubblico per i pagamenti digitali, l’ormai celebre India Stack, con l’UPI (Unified Payments Interface) come infrastruttura centrale. Invece di affidarsi alle big tech, ha puntato su interoperabilità, concorrenza e accesso universale, dimostrando che si può innovare senza privatizzare la moneta. La Reserve Bank of India (RBI) sta sperimentando la sua CBDC, la Digital Rupee (e₹), che mira a migliorare i sistemi digitali esistenti, fornire un sostituto sicuro del contante con funzionalità offline e pagamenti programmabili, e aumentare l'inclusione finanziaria. Nel frattempo, ha già messo in piedi un sistema che funziona, ed è pubblico.
Brasile: Inclusione e Innovazione con PIX e DREXAnche il Brasile sta facendo scuola.
Con il sistema PIX, la Banca Centrale ha lanciato un’infrastruttura pubblica per i pagamenti istantanei che ha rivoluzionato l’accesso ai servizi finanziari. Ora sta lavorando a una CBDC (DREX) che si inserisce in un ecosistema digitale già maturo, dove l’inclusione finanziaria e l’interesse pubblico sono stati messi al centro. DREX è il real brasiliano in formato digitale, emesso sulla piattaforma Drex, sia per transazioni all'ingrosso che al dettaglio, con un'architettura a più livelli che concilia l'intermediazione finanziaria con i guadagni di efficienza della programmabilità.
Il Futuro è Multipolare
In questo scenario multipolare, l’approccio statunitense sembra sempre più un’anomalia. Una finanziarizzazione spinta del digitale, dove lo Stato si fa da parte e lascia che siano le grandi aziende a plasmare l’infrastruttura monetaria globale, e` una scelta che favorisce il dominio del dollaro ed espone il mondo intero a nuove forme di dipendenza e instabilità.
L’Europa deve decidere se restare schiacciata dalla logica del mercato americano, oppure se, insieme ad altri paesi che stanno sviluppando nuovi modelli, costruire un terzo pilastro: una via più cooperativa alla moneta digitale in linea con la strategia della cooperazione digitale. I prossimi anni, in particolare la decisione della BCE nell'ottobre 2025 e la prevista fase pilota dal 2026, saranno decisivi.
La posta in gioco è alta: non solo l'efficienza dei pagamenti, ma la sovranità, la stabilità e la natura stessa del denaro nel XXI secolo.